
Quando lasciai i Laboratori Nazionali di Frascati per andare a coprire la cattedra di Fisica Sperimentale a Napoli, la decisione di lasciare la ricerca sulle particelle elementari per dedicarmi alle fonti di energia alternativa comportava quasi naturalmente la scelta di trasferirmi dalla Facoltà di Scienze a quella di Ingegneria. Avevo conosciuto il giovane Francesco Califano, l’unico a Napoli e uno dei pochi in Italia che si occupasse di energia solare seppure con tecniche diverse e complementari (le celle fotovoltaiche) rispetto alle scelte che avevo fatto io. Chiesi dunque a Francesco di valutare se la mia ipotesi fosse a suo avviso realistica: cosa a priori tutt’altro che scontata considerato che la mia richiesta era condizionata all’impegno, da parte della Facoltà di Ingegneria, ad assegnarmi una dote non trascurabile di risorse umane e finanziarie.
Il giovane Califano svolse il suo mandato esplorativo con competenza e impegno, consultando colleghi autorevoli, non solo napoletani, ma anche in ambito nazionale ed internazionale, riscontrando un quadro di positivo interesse da parte dei più autorevoli colleghi quali Fernando Gasparini, Leopoldo Massimilla, Elio Giangreco, Luigi Napolitano.
Per approfondire l’ipotesi, in vista di una formale decisione, mi fu chiesto di fare un seminario alla Facoltà per presentare i miei programmi di ricerca ed illustrare le mie richieste.
La conferenza che tenni suscitò grande interesse, molti commenti ed altrettante perplessità.
Particolarmente contrario fu il decano dei Professori di Scienza delle costruzioni, di cui non ricordo il nome, che affermò che mai avrebbe espresso il suo consenso alla chiamata nella nostra blasonata Facoltà di un Professore che si presentava ai colleghi vestito come un operaio e coi capelli lunghi come una signorina.
Ribattei esprimendo ammirazione e invidia nei confronti di un collega che era capace di giudicare una persona semplicemente guardando quello che portava “intorno” alla testa; personalmente preferivo giudicare un uomo cercando di capire cosa aveva “dentro” alla testa.
Di lì a poche settimane, la Facoltà di Ingegneria deliberò la mia chiamata.
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