Il barista amico

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Novembre 1982

Un tempo, avevo un amico che si interessava di astrologia. Sapeva tutto sui segni zodiacali, sugli ascendenti e sulle congiunzioni degli astri.
Ma soprattutto si intendeva di uomini.
Il tempo di dirgli come ti chiamavi, quando era nato, da dove venivi, e già ti aveva capito. Cominciava a parlarti mostrando di conoscere il tuo passato, i tuoi gusti, le tue aspirazioni.
E così lui ti appariva saggio e chiaroveggente; ma nello stesso tempo, l’attenzione che egli dedicava alla tua personalità valorizzava te stesso, ti rendeva consapevole di essere particolare, unico, degno di commenti tutti per te, prezioso come ogni essere vivo.
Oggi non ho amici di tal fatta. Non ho amici di nessun genere.
Parlo di me solo al bar, con il paziente barista che ogni sera mi ascolta, mi chiede, si interessa di me. In realtà, so che egli sta semplicemente facendo, con coscienza, il suo mestiere.
Entrando al bar, infilo nella bocca del computer la mia cassetta; il nastro magnetico su cui è registrata la mia identità, la mia storia, la fotografia del personaggio che io sono.
In una frazione di secondo il computer la legge; mi conosce, mi analizza.
E così il barista, il robot dalle sembianze umane i cui movimenti, le cui parole, i cui sguardi sono comandati dal computer di sala, sa subito cosa dirmi, cosa chiedermi.
La sua conversazione con me è intima, confidenziale, privata, confortante. Un vecchio amico che mi conosce; che mi aiuta.
Sono ridotto a confidarmi solo con un computer.
Perché non mi basta?
Lui è saggio, pacato, costruttivo. Sa dare il consiglio giusto. Lui sa di me ciò che so io stesso.
Ma qui forse sta il punto. Il quadro che di me faceva il mio amico astrologo era nuovo anche per me. Forse inventava, ma mi dava l’illusione di scoprire di me qualcosa di nuovo.
Abbiamo costruito un mondo che ci invita ad essere soli.
Stiamo cercando di dare ad ognuno di noi l’illusione di non essere solo.
Ci riusciremo mai?
Sarà la nostra tecnologia capace di sostituire un amico?
Saprà mai un computer farci credere di essere la nostra innamorata?

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