
Quando insegnavo alla Facoltà di Ingegneria, ogni giorno scendevo per la Discesa a Coroglio dall’alto di Capo Posillipo giù fino a Nisida; per poi proseguire a seconda dei casi lungo via Coroglio fino a Bagnoli, o voltare a destra per via Cattolica verso Fuorigrotta. Due strade a scorrimento veloce che costeggiano la grande area industriale di Bagnoli oggi dismessa e deserta.
Proprio lì dove queste due strade si incontrano, nel punto più prossimo a Nisida, era ferma una vecchia Alfa Romeo Giulietta, con dentro una donna ancor giovane e due ragazzini di una decina d’anni. L’auto stava ripartendo verso Bagnoli dopo una breve fermata di emergenza; lasciando cadere a terra una borsa da donna di iuta, che con tutta evidenza era stata poggiata sul tettuccio dell’auto e lì dimenticata.
Proprio in quel momento io stavo sopraggiungendo con la mia vespa, e mi affiancai alla macchina, e con gesti concitati cercai di indurre la donna a fermarsi. La strada in quel momento era deserta, e così lei ebbe paura, interpretando il mio gesticolare come un tentativo di abbordaggio. Io allora mi fermai, tornai indietro e raccattai la borsa; per poi lanciarmi all’inseguimento. Impresa disperata, perché la donna era partita a tavoletta, e la sua giulietta era molto più veloce della mia vespa; scomparve presto dalla mia vista e quando arrivai in fondo a via Coroglio là dove questa incontra via Diocleziano, lei era ormai scomparsa nel dedalo di straduzze che costituiscono Bagnoli, o forse verso Pozzuoli, o addirittura si era immersa nel popoloso quartiere di Fuorigrotta. Impossibile, a quel punto, pensare di ritrovarla.
A quel punto, decisi di ispezionare la borsa, nella speranza che contenesse qualche indizio utile per ritrovare la donna. Ed in effetti, tra gli altri numerosi oggetti che tipicamente si trovano nella borsetta di una donna, c’era un portafogli, e nel portafogli la patente di guida della donna, con indicato il suo indirizzo. C’erano anche, nel portafogli, alcune fotografie: due ragazzini, un uomo, una coppia di signori anziani. Per fare con più comodità questo breve inventario, mi ero seduto a un tavolino di un bar nella piazza principale di Bagnoli. Presi dunque un caffè, e poi mi misi alla ricerca dell’indirizzo: una piccola casetta a un solo piano con un minuscolo giardino. Suonai al campanello, e poi seguii fin dentro la casa il ragazzino che era venuto ad aprirmi il cancello.
Dentro la casa si respirava un’aria di disperazione. Una bimba piangeva, la donna della giulietta singhiozzava; una vecchietta, la stessa della fotografia, stava seduta in un angolo come inebetita. Mostrai la borsa, e la porsi alla signora. Senza una parola la prese, e cominciò a frugarla. Ne trasse il portafogli, ma continuò a frugare. Poi ne trasse una busta gualcita, e con mani tremanti contò il denaro che conteneva.
Solo allora sollevò gli occhi, e parve accorgersi di me. Mi disse che quei soldi erano la paga mensile di suo marito, e che lei stava andando a saldare i fornitori sospesi rimandati a fine mese. Mi chiese, con voce rotta, che compenso mi aspettavo. Solo allora mi accorsi che il ragazzino si era avvicinato a me, e silenziosamente mi accarezzò una mano.
febbraio 29, 2016
professore non ci dimenticheremo mai di te.