
Il fisico teorico Niels Bohr, capofila della scuola danese attiva soprattutto nei primi decenni del XX secolo, era noto e stimato non solo per aver proposto il primo modello quantistico dell’atomo di idrogeno, ma anche per il suo rigore metodologico e culturale.
Un giornalista che era andato a trovarlo per una intervista nella sua casa di campagna, fu meravigliato vedendo un ferro di cavallo apposto come una insegna sul cancello di ingresso. Iniziò dunque la sua intervista chiedendo al maestro come potesse conciliarsi il rigore del metodo scientifico con un oggetto di superstizione posto ad accogliere chi entrava nel suo privato.

Niels Bohr (fonte: Wikipedia)
Anche Bohr, come la maggior parte dei fisici teorici, era affascinato dai paradossi.
febbraio 5, 2016
Leggo il suo articolo ed immediatamente penso al potere che il pensiero svolge sulle nostre azioni .
Credo che la fisica sia la scienza per eccellenza in quanto riesce ad imbrigliare ciò
di cui tutti evitano accuratamente di parlare ossia quel potenziale di cui dispone ogni essere vivente .
Penso che i paradossi non siano altro che il tentativo di convogliarlo verso un’ unica
direzione ossia l’armonia a cui tendiamo nel caos in cui siamo totalmente immersi .
Sono letteralmente affascinata dalla quantistica e dalle innumerevoli occasioni a cui siamo destinati , la vera sfida è scoprirne la meccanica . Ma finché’ non se ne parla apertamente la ricerca da laboratorio e’ assolutamente sterile